mercoledì 15 gennaio 2020

Segnalazione: "Il prigioniero del Sultana" di Cristiano Pedrini

Seconda segnalazione della giornata carissimi Booklovers.
È uscito ieri il nuovo romanzo di Cristiano Pedrini, intitolato Il prigioniero del Sultana, un libro ambientato ai giorni nostri ma che prende spunto da un fatto realmente accaduto il 27 aprile 1865, quando il battello a vapore Sultana, mentre solcava il fiume Mississippi, è stato protagonista di un terribile incidente in cui persero la vita un numero di persone compreso tra 1800 e 2400. Al momento del disastro, il Sultana era sovraccarico di passeggeri, in maggioranza soldati e ufficiali dell'esercito nordista rilasciati dai campi di prigionia sudisti.
La notizia di questo disastro fu in parte oscurata dall'assassinio del presidente Abraham Lincoln e dalle vicende delle ultime settimane della guerra di secessione americana. [Fonte Wikipedia]

Ringrazio l'autore per avermi fornito il materiale per questa segnalazione.

Titolo: Il prigioniero del Sultana
Autore: Cristiano Pedrini
Genere: Narrativa
Pagine: 140
Pubblicato con Youcanprint
Prezzo di copertina cartaceo: 12,00 €
Prezzo di copertina e-book: 2,99 €
Data di uscita: 14 gennaio 2020
Disponibile su Amazon (link di acquisto nel titolo)


Trama:

Dicono che siamo capaci di perdonare tutto a noi stessi e nulla agli altri, ma io vorrei provarci lo stesso…

Keegan Mason, un giovane studente di Storia, rivive un episodio sconosciuto del passato della propria famiglia rivelatogli da James Marshall, ricercatore universitario intento a risolvere il caso che circonda l’incidente accaduto al battello SS Sultana, naufragato sul Mississippi nel 1865.
Keegan accetterà di riesumare i fatti accaduti lasciando emergere realtà irrisolte, costretto dal misterioso Leonard, assistente di Marshall, fino a infrangere la barriera che separa passato e presente.
L’intreccio delle storie degli avi e dei discendenti mostreranno loro fino a dove può spingersi l’odio e il rancore.


Vi lascio un estratto proveniente dal secondo capitolo e qualche cenno storico riguardante la tragedia.


Estratto gentilmente fornito dall'autore


Capitolo Secondo

Se pensassi…

Ecco di nuovo quella domanda invadere la mia mente, come se sapesse che la mia resistenza, dopo quegli ultimi giorni, non fosse più in grado di respingere la sua irruzione.
Avevo cercato di osteggiarla in tutti i modi possibili: dai ricordi precedenti a quel maledetto giorno in cui il mio mondo era stato sostituito da quell’unica stanza nella quale mi trovavo, alle fantasie più disparate che riuscivano a trasportare la mia immaginazione oltre quelle fredde e disadorne mura.
Ma anche questa volta la domanda era arrivata quando meno me l’aspettavo. “Sto per andarmene. Lo so, lo sento. A questo punto con chi vorrei parlare per l’ultima volta?” mi ripetei.
La risposta non era affatto scontata. Non per me. Non riuscivo a rispondere con la sincerità che in quel momento avrei dovuto mostrare. Eppure, sapevo che il momento per pormi davvero quella domanda sarebbe giunto presto, nonostante mi sforzassi di credere diversamente.
Sollevai lo sguardo verso quella finestra, la stessa che avevo immaginato più volte di scardinare per trasformarla in una via di fuga e potermi aggrappare alle nuvole che vedevo attraversare il cielo. Avrei voluto salirci sopra e aspettare che mi portassero via.
Peccato che non avrei mai potuto raggiungerla, sia per l’altezza a cui si trovava, sia per le sue dimensioni; non sarei mai riuscito a passarci, nonostante la mia corporatura esile.
Anzi, in quei giorni avevo perso sicuramente altro peso e non certo perché mi lesinassero il cibo. Più di una volta lo lasciavo nel piatto sperando di indurre quell’individuo a lasciarmi andare, ma probabilmente ottenevo solo il risultato di farlo divertire, il puerile e risibile tentativo di mostrarmi non ancora vinto.
Senza rendermene conto, nonostante il mio sguardo fissasse le gambe distese su una stoffa scarlatta, vidi i loro contorni sfumare, aprendomi la porta di quel ricordo che avevo più e più volte visto ripetersi, come un vecchio film, ma privo del finale che tanto agognavo. Perché continuavo a rivivere quel giorno, a voler ripetere all’infinito quei gesti?
Forse speravo di trovare una spiegazione a tutto quello che mi era accaduto o, forse, era solamente il desiderio di non trovare nulla di sensato e di logico in tutto ciò? Se la risposta a quella domanda fosse stata inevitabilmente sì, allora non avrei potuto combattere ad armi pari con chi mi aveva fatto tutto quello. Non potevo anteporre la razionalità e la speranza di convincerlo a desistere e, sebbene una parte di me si sentisse stranamente sollevata da quella risposta; era inevitabile che essa scatenasse, come contrappeso, la paura di non sapere come trovare una via di fuga da quella che, ormai, non potevo definire in altro modo se non una prigione.

La tragedia del Sultana


Il piroscafo Sultana, fotografato ad Helena, Arkansas, poche ore prima dell'esplosione. Fonte
Il 27 Aprile 1865 il grande fiume Mississippi fu il teatro del più grave incidente navale della storia degli Stati Uniti; peggiore, in termini di perdite di vite umane, del Titanic.
La SS Sultana era un battello a vapore costruito nelle officine della John Litherbury Shipyard di Cincinnati e venne varato nel 1863. Il piroscafo aveva una stazza lorda di 1.719 tonnellate, era lungo 79 metri ed aveva un equipaggio di 85 persone, che dovevano occuparsi di 376 passeggeri.
Il 21 Aprile 1865 il capitano JC Mason lascia il porto di New Orleans a bordo del Sultana per percorrere il Mississippi per dirigersi verso nord, con destinazione Memphis, portando con sé alcuni capi di bestiame da mercato ed un centinaio di passeggeri. Il Governo chiese al capitano di fare tappa a Vicksburg per prendere a bordo altre persone: erano i prigionieri della Guerra civile da poco conclusa, che provenivano dai campi di prigionia confederati di Cahawba e Andersonville e dovevano tornare in Ohio. In quel periodo era frequente, per i battelli che solcavano il fiume, trasportare le truppe, e i capitani potevano trarre buoni ricavi da quei viaggi: per ogni militare imbarcato ricevevano ben cinque dollari (una cifra interessante per l’epoca).
A Vicksburg, mentre la SS Sultana rimane ferma in porto un giorno per veloci riparazioni alle caldaie, i soldati si imbarcano. Alla fine della giornata ne saliranno 2.300!
Alle due di notte del 27 Aprile, mentre il battello è in navigazione accadde l’incidente, una delle caldaie esplode. I passeggeri non hanno scampo, se non quello di gettarsi in acqua (è aprile e le acque del Mississippi sono gelide) e cercare salvezza verso riva, ma il fuoco consuma velocemente il legno della nave e, da quell’inferno, sopravvivono solo cinquecento persone, molti tratti in salvo dal battello Bostonia, arrivato nella zona un’ora dopo il disastro.

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