sabato 9 gennaio 2021

Libri & Pop-Corn #2: “Serie televisiva Bridgerton” tratta dai romanzi di Julia Quinn

Buon sabato Booklovers, torna la rubrica che condivido con le mie amiche  Susy del blog I miei magici mondi e Silvia del blog Silvia tra le righe, dal titolo Libri & Pop-Corn.

Banner realizzato da Susy de I miei magici mondi

In questa rubrica parliamo di libri e dei film o serie televisive da loro tratti.
Per questo secondo appuntamento parleremo di una serie che sta facendo parlare tantissimo e che ha riscosso un grande successo, ossia i Bridgerton, una serie originale Netflix in collaborazione con Shodaland della produttrice esecutiva Shonda Rhimes (Greys Anatomy e Scandal per dire un paio di titoli).
La serie è liberamente tratta dalla saga Regency dedicata alla famiglia Bridgerton e nata dalla magnifica penna di Julia Quinn. La saga è composta di 8 libri, ognuno di esso vede come protagonista uno degli otto fratelli. A inaugurare la serie sarà Daphne Bridgerton, quarta figlia ma la maggiore tra le femmine, e Simon Basset, nuovo Duca di Hastings. Il romanzo si intitola Il duca e io, uscito con una nuova veste grafica e traduzione, il primo settembre 2020 grazie a Mondadori (Oscar Bestsellers).


Titolo: Il duca e io
Autore: Julia Quinn
Editore: Mondadori (Oscar Bestsellers)
Genere: Historical Romance/Regency
Serie: Saga dei Bridgerton #1
Pagine: 341
Prezzo e-book: 6,99 €
Prezzo cartaceo: 14,50 €
Data di uscita: 1 settembre 2020
Disponibile su Amazon (link di acquisto presente sul titolo)


Trama:

Londra, 1813.
Simon Arthur Henry Fitzranulph Basset, nuovo duca di Hastings ed erede di uno dei titoli più antichi e prestigiosi d'Inghilterra, è uno scapolo assai desiderato.
A dire il vero, è letteralmente perseguitato da schiere di madri dell'alta società che farebbero di tutto pur di combinare un buon matrimonio per le loro fanciulle in età da marito.
E Simon, sempre alquanto riluttante, è in cima alla lista dei loro interessi.
Anche la madre di Daphne Bridgerton è indaffaratissima e intende trovare il marito perfetto per la maggiore delle sue figlie femmine, che ha già debuttato in società da un paio d'anni e che rischia di rimanere - Dio non voglia! - zitella. Assillati ciascuno a suo modo dalle ferree leggi del "mercato matrimoniale", Daphne e Simon, vecchio amico di suo fratello Anthony, escogitano un piano: si fingeranno fidanzati e così saranno lasciati finalmente in pace.
Ciò che non hanno messo in conto è che, ballo dopo ballo, conversazione dopo conversazione, ricordarsi che quanto li lega è solo finzione diventerà sempre più difficile. Quella che era iniziata come una recita sembra proprio trasformarsi in realtà. Una realtà tremendamente ricca di passione e coinvolgimento…



Recensione


Ho già parlato del romanzo – che ho letteralmente adorato – grazie al Review Party organizzato in occasione della sua uscita lo scorso settembre, quindi in questo post mi soffermerò principalmente sulla serie televisiva. Come accennavo nell’introduzione, la serie Bridgerton sta riscuotendo un enorme successo, sul web ho letto parecchi commenti a dir poco entusiastici ma, ahimè, io non sono tra chi ha promosso la serie a pieni voti, anzi, ne sono rimasta parecchio delusa ed è un peccato perché quando ho scoperto che avrebbero adattato i libri della Quinn ero letteralmente al settimo cielo. La realtà dei fatti è stata un brusco risveglio.


Se avete letto la mia recensione – la potete trovare qui – saprete quanto mi siano piaciuti i protagonisti e tutti gli altri membri della famiglia Bridgerton. Inoltre mi sono perdutamente innamorata del Duca di Hastings, un duca in ogni fibra del suo essere: arrogante e dolce allo stesso tempo, e agevolato dagli occhi azzurri con il tipico cipiglio che ogni uomo titolato dovrebbe avere (specialmente un duca… Mary Balogh insegna).
È innegabile che l’adattamento televisivo di un libro differisca dalla trama originale, i motivi sono diversi: scelta del cast, sceneggiatura, ritmo e via dicendo. Tuttavia le serie della BBC (Orgoglio e Pregiudizio, Ragione e Sentimento, I misteri di Pemberley, per citarne alcuni) insegnano che un bel romanzo o una saga può essere trasportata sul piccolo schermo e, contemporaneamente, essere un buon prodotto.

Cosa non mi ha convinto, quindi, della serie dei Bridgerton?


Innanzitutto la scelta del cast: a rischio di essere impopolare, trovo profondamente anacronistico che un duca, nel 1813, potesse essere di colore. Per quanto ritenga che Regé-Jean Page sia un bellissimo e bravo attore non assomiglia per niente al duca di Hastings della Quinn.
Discorso diverso riguarda per regina consorte Carlotta di Meclemburgo-Strelitz, nonostante sia nata in Germania, da molti anni va avanti una diatriba tra chi sostiene che avesse origini africane e chi no. A me viene da pensare che, provenendo dal ramo portoghese, fosse plausibile che avesse dei tratti tipicamente mediterranei. E che quando fu descritta come “mora” fosse perché aveva colori diversi da quelli tipicamente inglese (del resto anche noi italiani siamo considerati “mori”).
In generale, comunque, sono troppi i nobili di colore presenti come comparse o no.
Dal punto di vista del politically correct è giusto ma la coerenza storica è completamente naufragata tra pizzi, merletti e una società multietnica (una damigella di corte con gli occhi a mandarla). Inoltre non ho percepito nessun tipo di chimica tra Simon e Daphne, anzi mi sono sembrati entrambi molto asettici e freddi. Inoltre al duca manca l’ombrosità alla Mr. Darcy, il cipiglio a metà tra l’imbronciato e l’annoiato, ma che all’occorrenza dimostra sensibilità e sentimenti impetuosi.
I dialoghi tra Simon e Daphne sono sempre brillanti e divertenti nel romanzo, non ho mai avuto l’impressione che Daphne fosse sfacciata (etichetta questa sconosciuta), al contrario, è pungente ma sempre dentro i confini permessi da un’etichetta molto rigida e severa. Con il Ton non si scherza.
Il patto che stringono nella serie televisiva assomiglia a una sorta di transizione di affari frettolosa e completamente campata in aria. Manca la complicità, l’ironia e il botta e risposta ironico ma con grazia.

Un altro aspetto che non ho particolarmente apprezzato è stato l’adattamento della sceneggiatura.
Daphne è rappresentata come una ragazza in età da marito un po’ frivola e interessata agli abiti e alle acconciature, quando sappiamo bene che la Daphne del romanzo non è così.
Lei desidera sposarsi per amore, avere un matrimonio come quello dei genitori e avere tanti figli. Ma non ho mai avuto l’impressione che fosse frivola, al contrario, ha una dolcezza e una sensibilità unica, è ben voluta da molti e il motivo per cui non trova un buon partito è che molti la considerano come una buona amica per via del suo carattere. Indubbiamente il possibile pretendente deve essere approvato anche dai fratelli maggiori, ma anche il comportamento di Anthony nella serie televisiva si discosta molto dall’originale. È descritto in modo poco onorevole, sembra che per lui conti solo il sesso (niente sesso siamo inglesi) ed essere dispotico. Che fosse un libertino è innegabile, ma penso che abbiano esagerato, non ho trovato niente del protagonista dei libri!
Anche la Violet della serie televisiva ha perso completamente il suo splendore e la sua innata dolcezza di madre. La discrezione, questa sconosciuta.
In generale ho notato che hanno cercato di far passare una casata titolata, come quella dei Bridgerton, come una sorta di famiglia moderna ma vissuta nell’ottocento.

Anche le musiche non mi hanno particolarmente colpito, così come la fotografia.
L’adattamento in chiave classica di pezzi pop non è male, ma non mi ha completamente convinta.
Stesso discorso per la fotografia, colori forzatamente sgargianti e un po’ troppo sopra le righe, mi ha ricordato molto il film Marie Antoinette con Kirsten Dunst. Penso che un pizzico di sobrietà in più non avrebbe fatto male.

Tirando le somme, la grossa pecca di questo adattamento è che ha pochissimo a che fare con la serie originale. Se al posto di chiamarsi Bridgerton si fosse chiamata in modo diverso e fosse stato ambientato in un passato alternativo, allora sarebbe stato perfetto.
A questa serie manca il tipico humor british e la sobrietà che ci si aspetta da un prodotto del genere.
L’etichetta non è pervenuta, i comportamenti, a volte, sono al limite dell’offensivo, dialoghi privi di spessore, personaggi contemporanei ma vestiti con abiti Regency, scene di sesso più importanti della trama, una storia d’amore che non mi ha trasmesso nessun struggimento e quel batticuore che il Simon e la Daphne del romanzo mi hanno dato.
Probabilmente sono troppo severa e non sono riuscita a vedere la serie televisiva dall’ottica giusta, credo che da un punto di vista commerciale sia un ottimo prodotto, che guarda ai più giovani e che sa accattivare e conquistare con la sua modernità, ma per le amanti delle serie televisive in costume, come lo sono io, è praticamente una bocciatura, che mi ha portata a interrompere la serie dopo i primi due episodi.
Una recensione negativa che mi rammarica moltissimo e, a questo punto è ufficiale, io e Shonda Rhimes non andiamo d’accordo.


Voto



1 commento:

  1. Ho letto con attenzione la tua analisi. Con certi punti mi trovo d'accordo con te ad esempio mi sono mancati quei dialoghi spiritosi, arguti e divertenti di Simon e Daphne qua c'è stato un leggero accenno e io invece nel libro ho amato quelle scene. Poi qui c'è troppo sesso e passerò per bigotta ma nel libro non c'è ma la scelta è sicuramente perchè la serie deve attirare un pubblico diverso quindi vabbè ci può anche stare. Per altre cose invece non sono del tutto d'accordo ma trovo che la tua critica costruttiva sia giusta perchè è normale avere un parere diverso per ogni cosa e comunque sia per quanto come sai a me non è dispiaciuta la serie i libri sono sempre il top

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