venerdì 22 gennaio 2021

Quattro Lady per un libro: “Centro” di Rebecca Quasi e Amalia Frontali

Buon venerdì Booklovers. Anche questo mese, torna l’appuntamento con la rubrica Quattro Lady per un libro, dedicata al bellissimo mondo dei romanzi storici. Condivido la rubrica con Lara de La nicchia letteraria, Susy de I miei magici mondi e Tania de My Crea Bookish Kingdom e ogni mese vi parleremo di un romanzo storico recensendolo e soffermandoci su un aspetto particolare.
Gli aspetti sono: trama, personaggi, ambientazione e stile di scrittura.
Questa volta, mi soffermerò maggiormente sulla trama.
Vi raccomando di leggere anche le altre recensioni per avere un quadro più completo del romanzo.

Il bellissimo banner è stato realizzato da Tania de My Crea Bookish Kingdom

Questo mese abbiamo deciso di leggere Centro, un romanzo scritto a quattro mani da Rebecca Quasi e Amalia Frontali, ambientato in Inghilterra a partire dal 1908.


Titolo: Centro
Autore: Rebecca Quasi, Amalia Frontali
Editore: Self Publishing
Genere: Historical Romance
Pagine: 404
Prezzo e-book: 0,99 €
Prezzo cartaceo: 13,00 €
Data di uscita: 28 giugno 2020
Disponibile su Amazon e Kindle Unlimited (link di acquisto nel titolo)

Voto: ⭐⭐⭐

Trama:

Londra, 1908.
La capitale britannica si prepara ai Giochi della IV Olimpiade.
Miss Ina Wood appartiene alla squadra femminile di tiro con l’arco e Monsieur Pierre Le Blon è un valente schermidore belga. Si incontrano per caso, a seguito di un piccolo incidente automobilistico e scoprono di avere in comune un certo talento per la dissimulazione: Miss Wood guida un’auto non sua e Monsieur Le Blon non è chi dice di essere.
Tra schermaglie sportive e romantiche gite tra i ranuncoli, si consuma quella che pare destinata a restare una fugace avventura.
Ma il destino, lento e inesorabile, dispone che i nostri atleti si ritrovino a Vienna nel 1914, per affrontare il passato ed essere travolti dagli ingranaggi della Storia.



Recensione


Quando abbiamo deciso di leggere questo romanzo per la rubrica ero veramente molto contenta, non solo perché la trama aveva stuzzicato parecchio la mia curiosità, ma anche in virtù delle recensioni molto buone che avevo letto su Amazon. Le caratteristiche perché fosse una bella lettura c’erano tutte, tuttavia qualcosa è andato storto. Ma andiamo con ordine.

Siamo nel 1908 e ci troviamo a Londra, dove si sono tenuti i Giochi della IV Olimpiade.
I protagonisti sono Pierre Le Blon, schermidore belga, e Ina Wood, arciere della squadra olimpica femminile inglese. Quando i due si conoscono, in circostanze particolari, scopriamo che in comune hanno sicuramente la volontà di raggiungere l’obiettivo che si sono prefissati.
Ina non esita a “prendere in prestito” la macchina del cugino e il nostro Pierre non è propriamente chi dice di essere. Tuttavia andando oltre i battibecchi e le frasi sagaci che si scoccano l’un l’altra, appare evidenti che tra di loro stia nascendo qualcosa di molto intenso.
Purtroppo i tempi non sono abbastanza maturi e, finiti i Giochi Olimpici, Pierre/Leopold (il vero nome del protagonista) si separano, anche se entrambi avranno un ricordo indelebile della loro avventura.
Trascorrono gli anni ed ecco che, nel 1914, le loro strade tornano a incrociarsi per le vie di Vienna. Un’occasione per affrontare il passato ed essere finalmente se stessi, anche se, sullo sfondo, l’ombra della Prima Guerra Mondiale incombe minaccioso.
«Di qualcosa, Miss Wood, bisogna pur vivere.»
«
Per qualcosa. Per qualcosa, Monsieur Lo Blon, bisogna pur vivere. O per qualcuno. Diceva mio padre che dal dolore ci si salva vivendo intensamente. E nessuno si salva da solo.»

Il primo aspetto molto innovativo è, senza dubbio, il periodo storico scelto dalle autrici. Non è così scontato trovare un romanzo storico ambientato agli inizi del Novecento e, più precisamente, durante un’edizione dei Giochi Olimpici moderni.
Inoltre i due protagonisti sono entrambi atleti: Leopold, infatti, tira di scherma, mentre Ina è specializzata nel tiro con l’arco.
Infine, l’arco temporale in cui si svolge la storia tra Leopold e Ina è abbastanza lungo, non a caso il libro è composto da due parti, la prima ambientata nel 1908 e la seconda nel 1914. Trascorrono sei lunghi anni e la vita di entrambi va, inevitabilmente, avanti.
Per ragioni di spoiler non posso rivelare troppi elementi della trama, già avervi svelato il vero nome del protagonista è molto, tuttavia non dirò chi sia in realtà. Quello che posso dire è che, in modo semplificato, la trama è racchiusa completamente nella sinossi. E forse è proprio dalla trama che ho iniziato a riscontrare i primi problemi: sostanzialmente ho trovato poca fluidità nella sua evoluzione, un po’ come se avessimo tra le mani due romanzi diversi. Nella prima parte la narrazione è molto vivace, i toni sono leggeri e i due protagonisti si punzecchiano a vicenda, dando vita a siparietti anche divertenti. Nella seconda parte, invece, assistiamo a un rallentamento della narrazione e i toni diventano più seri, perdendo almeno in parte il brio a cui mi ero abituata. In realtà questa scelta stilistica è spiegata proprio dal cambiamento di contesto e anche dall’evoluzione della trama stessa, tuttavia il diverso “passo” non è riuscito a convincermi.
Si sentiva ubriaca e forse lo era veramente, perché non c’erano pensieri lucidi nella sua testa, solo un confuso maelstrom di impressioni sensoriali e una tensione spasmodica e sconosciuta verso l’uomo che aveva di fronte. Sollevò una mano e gli sfiorò la guancia con la punta delle dita.

Anche i protagonisti subiscono una sorta di evoluzione, perdendo parte dello smalto trovato nella prima metà del libro ma acquisendo una maggiore consapevolezza della realtà e scendendo a passi con essa.
Nel corso della lettura impariamo a conoscere vari personaggi, alcuni che avranno una presenza consistente, altri meno. Parlando nello specifico di Leopold e Ina mi sono piaciuti abbastanza, sono ben caratterizzati e strutturati, anche se poi, a un certo punto, si sono vagamente persi.
Lo stile di scrittura risente del cambio di passo, non ho trovato particolare armonia. Se posso azzardare un’ipotesi, penso che nella prima parte a scrivere sia stata Rebecca Quasi, mentre la seconda è opera di Amalia Frontali che, purtroppo, non ho mai letto prima.
Un aspetto che, invece, mi è piaciuto moltissimo è stato la cura nei particolari e nei cenni storici, si vede che dietro al libro c’è stato un enorme lavoro di ricerca storica, e ho particolarmente apprezzato la presenza di personaggi realmente esistiti e che la storia l’hanno fatta davvero. Non ho trovato particolari licenze poetiche, anche se credo che un centinaio di pagine in meno avrebbe reso il romanzo più scorrevole.
Il finale, per certi aspetti, l’ho trovato un po’ affrettato e poco esaustivo. Tuttavia l’epilogo ha risollevato leggermente le sorti.
Era una droga quella ragazza, l’oppio del buon senso e della coscienza, mentre rispondeva a quel bacio con una curiosità e un’intensità capaci di forzare i battiti del cuore, di toccare leve di desiderio così profonde e intime che la perdita di controllo era a meno di un passo.

Consigliato a chi ha voglia di leggere uno storico diverso dal solito e ambientato in un contesto molto innovativo.
Buona lettura.

Voto



1 commento:

  1. Come sempre riesci a fare un’analisi perfetta e mi ritrovo in molti punti che hai detto, mi sono ritrovata come sai a fare molte tue riflessioni. Peccato perché mi aspettavo di più

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