Buongiorno Booklovers, oggi vi parlo del romanzo di Viola Ardone intitolato La ricetta del cuore in subbuglio, pubblicato da Salani Editore lo scorso 11 febbraio.
Ringrazio la mia dolcissima amica Susy del blog I miei magici mondi per aver organizzato l’evento e ringrazio anche Salani Editore per la copia digitale del romanzo in omaggio.
Nel banner trovate anche i nomi degli altri blog che hanno preso parte all’evento, vi consiglio di leggere anche i loro pareri per avere un quadro generale più completo.
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Titolo: La ricetta del cuore in subbuglio
Autore: Viola Ardone
Editore: Salani Editore
Genere: Narrativa
Pagine: 282
Prezzo e-book: 5,99 €
Prezzo cartaceo: 14,90 €
Data di uscita: 11 febbraio 2021
Disponibile su Amazon (link di acquisto nel titolo)
Autore: Viola Ardone
Editore: Salani Editore
Genere: Narrativa
Pagine: 282
Prezzo e-book: 5,99 €
Prezzo cartaceo: 14,90 €
Data di uscita: 11 febbraio 2021
Disponibile su Amazon (link di acquisto nel titolo)
Voto: ⭐⭐⭐⭐
Trama:
Esiste una cura per guarire le nostre inadeguatezze, i nostri amori sbagliati, un farmaco per anestetizzare il dolore del sentirsi sempre un passo indietro rispetto alla vita? Dafne è architetto, vive a Milano, è sicura di sé e indipendente, e cerca questa cura nelle leggi e nei simboli della matematica, provando a calcolare gli algoritmi delle emozioni. Ma la sua infanzia è rimasta nascosta da qualche parte. Non ha ricordi. Qualcosa si è incastrato in lei. La sua analista le suggerisce di voltarsi indietro per cercare quella bambina che si è perduta dentro di lei, di tenerla per mano e di provare ad ascoltare la sua voce... Attraverso il filo dei ricordi, la Dafne adulta ritrova la Dafne bambina, la sua città, Napoli, la sua famiglia. Non sarà facile questo incontro, perché quello che Dafne bambina ha da raccontare è ora commovente e tenero come il dolce della domenica, ora inquietante, come un incubo in una stanza buia… e sarà proprio laggiù, in un'infanzia che ha i colori, i sapori e i suoni del Sud, che Dafne scoprirà una ricetta, semplice ed efficace come quelle imparate dalle nonne. Una ricetta speciale per guarire dalle nostre debolezze, per ascoltarsi, capirsi, affrontarsi e, ogni tanto, anche perdonarsi. Una storia che trasforma un antico disagio esistenziale in una grande occasione di rinascita. Un romanzo terapeutico, emozionante, acuto e intelligente dedicato alle donne, in particolare a quelle che non dimenticano di essere state bambine.
Esiste una cura per guarire le nostre inadeguatezze, i nostri amori sbagliati, un farmaco per anestetizzare il dolore del sentirsi sempre un passo indietro rispetto alla vita? Dafne è architetto, vive a Milano, è sicura di sé e indipendente, e cerca questa cura nelle leggi e nei simboli della matematica, provando a calcolare gli algoritmi delle emozioni. Ma la sua infanzia è rimasta nascosta da qualche parte. Non ha ricordi. Qualcosa si è incastrato in lei. La sua analista le suggerisce di voltarsi indietro per cercare quella bambina che si è perduta dentro di lei, di tenerla per mano e di provare ad ascoltare la sua voce... Attraverso il filo dei ricordi, la Dafne adulta ritrova la Dafne bambina, la sua città, Napoli, la sua famiglia. Non sarà facile questo incontro, perché quello che Dafne bambina ha da raccontare è ora commovente e tenero come il dolce della domenica, ora inquietante, come un incubo in una stanza buia… e sarà proprio laggiù, in un'infanzia che ha i colori, i sapori e i suoni del Sud, che Dafne scoprirà una ricetta, semplice ed efficace come quelle imparate dalle nonne. Una ricetta speciale per guarire dalle nostre debolezze, per ascoltarsi, capirsi, affrontarsi e, ogni tanto, anche perdonarsi. Una storia che trasforma un antico disagio esistenziale in una grande occasione di rinascita. Un romanzo terapeutico, emozionante, acuto e intelligente dedicato alle donne, in particolare a quelle che non dimenticano di essere state bambine.
Recensione
La matematica era un linguaggio preciso: ogni segno un solo significato. Ogni problema una sola risposta. Se un problema ha una soluzione allora non è un problema. Se un problema non ha una soluzione allora non è un problema, le aveva detto una volta suo padre.
Dafne è una giovane donna in carriera, vive a Milano ed è architetto. Sicura di sé e indipendente, cerca nelle rigide regole della matematica una sorta di linea guida, provando a tradurre le emozioni in algoritmi. La matematica segue degli schemi precisi, non come le emozioni che vanno a briglia sciolta.
Ma ecco che basta un piccolo intoppo in un percorso programmato che Dafne, su suggerimento della propria analista, deve ricercare la Dafne bambina, entrare in connessione con lei e riportare alla memoria ricordi che giocano a nascondino e non vogliono essere trovati.
Tra presente e passato Dafne intraprende un percorso alla ricerca di se stessa, delle proprie radici, dei colori e dei sapori della sua infanzia, quando i sentimenti non erano figure geometriche e algoritmi, ma somigliavano di più alle ricette lasciate in eredità dalla nonna.
Ma ecco che basta un piccolo intoppo in un percorso programmato che Dafne, su suggerimento della propria analista, deve ricercare la Dafne bambina, entrare in connessione con lei e riportare alla memoria ricordi che giocano a nascondino e non vogliono essere trovati.
Tra presente e passato Dafne intraprende un percorso alla ricerca di se stessa, delle proprie radici, dei colori e dei sapori della sua infanzia, quando i sentimenti non erano figure geometriche e algoritmi, ma somigliavano di più alle ricette lasciate in eredità dalla nonna.
E infatti Dafne non credeva nel caso. Credeva nella matematica, in un ordine cosmico preciso e immutabile, in cui ogni numero avrebbe trovato la sua collocazione nell’algebra della vita, ogni solido il suo spazio, ogni elemento chimico il suo simile.
La ricetta del cuore in subbuglio è un romanzo introspettivo, un viaggio che la protagonista compie alla ricerca di se stessa, di quel filo conduttore che unisce tutti i puntini della vita di una persona. Un romanzo inaspettato che si divide tra presente e passato. Un solo libro ma due storie: la Dafne bambina con la sua infanzia fatta di colori e sapori del sud, e la Dafne adulta che cerca di controllare la vita con le rigide ma sicure regole della matematica.
L’autrice ha dato un tocco particolare al romanzo, cambiando anche la narrazione: i ricordi sono scritti in prima persona mentre il presente in terza persona. Ho trovato questa scelta molto azzeccata, perché è come se invitasse il lettore a compiere lo stesso viaggio di Dafne, a ripercorrere il proprio passato e a unire i puntini della propria vita.
Dafne adulta è una donna in gamba e sicura di sé, la sua professione di architetto la porta continuamente a contatto con i numeri, un porto sicuro in cui rifugiarsi, regole precise, algoritmi certi e risultati comprovati. Ma la vita è soprattutto fatta di imprevisti e a volte basta davvero poco per scombussolare tutto quanto e trovarsi in balia degli eventi. Ed è proprio a causa di qualcosa di inaspettato che la sua analista le consiglia di voltarsi indietro per cercare quella bambina che si è perduta dentro di lei, di tenerla per mano e di provare ad ascoltare la sua voce.
Imparare a conoscere Dafne e le sue radici è stato un viaggio molto interessante, l’autrice è riuscita a rendere i ricordi di Dafne un’esplosione di colori e sapori tipici della tradizione partenopea. Una bambina curiosa e attenta, alla scoperta della vita e che impara nuove parole senza conoscerne il significato ma perché le ha sentite pronunciare. Qualcosa nel percorso personale della protagonista si è perso da qualche parte e ha fatto diventare la Dafne adulta, una persona completamente diversa, insicura dei suoi sentimenti e alla ricerca di un controllo che, a volte, è impossibile trovare. Lei e suo fratello David sono rimasti come sospesi, in un contesto familiare fatto a volte di silenzi, a volte di ostilità, come se aspettassero una svolta che stenta ad arrivare.
L’autrice ha dato un tocco particolare al romanzo, cambiando anche la narrazione: i ricordi sono scritti in prima persona mentre il presente in terza persona. Ho trovato questa scelta molto azzeccata, perché è come se invitasse il lettore a compiere lo stesso viaggio di Dafne, a ripercorrere il proprio passato e a unire i puntini della propria vita.
Dafne adulta è una donna in gamba e sicura di sé, la sua professione di architetto la porta continuamente a contatto con i numeri, un porto sicuro in cui rifugiarsi, regole precise, algoritmi certi e risultati comprovati. Ma la vita è soprattutto fatta di imprevisti e a volte basta davvero poco per scombussolare tutto quanto e trovarsi in balia degli eventi. Ed è proprio a causa di qualcosa di inaspettato che la sua analista le consiglia di voltarsi indietro per cercare quella bambina che si è perduta dentro di lei, di tenerla per mano e di provare ad ascoltare la sua voce.
Imparare a conoscere Dafne e le sue radici è stato un viaggio molto interessante, l’autrice è riuscita a rendere i ricordi di Dafne un’esplosione di colori e sapori tipici della tradizione partenopea. Una bambina curiosa e attenta, alla scoperta della vita e che impara nuove parole senza conoscerne il significato ma perché le ha sentite pronunciare. Qualcosa nel percorso personale della protagonista si è perso da qualche parte e ha fatto diventare la Dafne adulta, una persona completamente diversa, insicura dei suoi sentimenti e alla ricerca di un controllo che, a volte, è impossibile trovare. Lei e suo fratello David sono rimasti come sospesi, in un contesto familiare fatto a volte di silenzi, a volte di ostilità, come se aspettassero una svolta che stenta ad arrivare.
Sono un periscopio che scruta tutto quello che si muove a pelo d’acqua. Mentre io me ne rimango giù, nel silenzio e al sicuro tra i pesci, sotto la pressione di metri cubi di oceano. Vivo la vita con gli occhi pensò Dafne tirandosi dietro la valigia lungo il viale di casa.
Un aspetto che mi è piaciuto molto è stato il rapporto conflittuale che Dafne ha con la propria psicoterapeuta, decidere di indagare su se stessi è sempre un viaggio doloroso, frustrante e pieno di momenti di criticità. Mettere in discussione la propria vita, le proprie scelte e richiamare alla memoria quei ricordi che volutamente abbiamo deciso di accantonare richiede molto coraggio.
Lo stile di scrittura di Viola Ardone è particolarmente curato, attento e delicato. Mentre la storia tra passato e presente si fonde in un unico percorso, è come se la stessa autrice invitasse il lettore ha compiere lo stesso viaggio di Dafne. Il passato è da sempre una grande incognita, quello che è stato è stato, non può essere modificato o alterato, un tema ricorrente perché è parte della vita stessa. Imparare a guardare dentro se stessi, ascoltarsi, capirsi e perdonarsi sono il primo passo per stare bene con noi stessi e, di conseguenza stare bene anche con gli altri.
Un altro nocciolo fondamentale è l’importanza della famiglia nella costruzione dell’identità di un essere umano. Nasciamo privi di identità e veniamo plasmati dalle mani dei nostri genitori, dall’ambiente sociale che ci circonda: famiglia, scuola, gruppo dei pari.
La vita non sempre è una linea retta, spesso compie dei giri assurdi; le emozioni non possono essere imbrigliate, calcolate e non possono seguire le regole certe della matematica. La regola commutativa e associativa non è appiccabile ai sentimenti. È il bello e il brutto della vita stessa.
Lo stile di scrittura di Viola Ardone è particolarmente curato, attento e delicato. Mentre la storia tra passato e presente si fonde in un unico percorso, è come se la stessa autrice invitasse il lettore ha compiere lo stesso viaggio di Dafne. Il passato è da sempre una grande incognita, quello che è stato è stato, non può essere modificato o alterato, un tema ricorrente perché è parte della vita stessa. Imparare a guardare dentro se stessi, ascoltarsi, capirsi e perdonarsi sono il primo passo per stare bene con noi stessi e, di conseguenza stare bene anche con gli altri.
Un altro nocciolo fondamentale è l’importanza della famiglia nella costruzione dell’identità di un essere umano. Nasciamo privi di identità e veniamo plasmati dalle mani dei nostri genitori, dall’ambiente sociale che ci circonda: famiglia, scuola, gruppo dei pari.
La vita non sempre è una linea retta, spesso compie dei giri assurdi; le emozioni non possono essere imbrigliate, calcolate e non possono seguire le regole certe della matematica. La regola commutativa e associativa non è appiccabile ai sentimenti. È il bello e il brutto della vita stessa.
Ci fu un attimo di silenzio, poi vennero le parole. E insieme alle parole la paura, e con la paura il dolore, e dietro al dolore le spiegazioni, e dentro le spiegazioni le risate, e in mezzo alle risate le parole non dette e poi la notte.
Le due metà di Dafne riusciranno a ritrovarsi? Per rispondere a questa domanda non vi resta che leggere il romanzo di Viola Ardone e lasciarsi affascinare dalla vita complicata e mai scontata di Dafne. Io ve lo consiglio. Buona lettura.
Forse strutturata meglio questa poteva essere una storia molto bella, il potenziale c'era purtroppo non è riuscita a prendermi come credevo, tu sei stata come sempre bravissima a catturarne l'essenza
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