lunedì 5 aprile 2021

Review Tour: “Del primo amore” di Manuel Sgarella


Buon lunedì di Pasqua Booklovers,
Nonostante il giorno di festa oggi ho il piacere di partecipare al Review Tour del romanzo di Manuel Sgarella intitolato Del primo amore, pubblicato da ODE Edizioni il primo aprile.
Il romanzo racconta del sentimento profondo ed eterno tra Giuditta Pasta, nata Negri, e Vincenzo Bellini.

Ringrazio ODE Edizioni per la copia ARC del romanzo in omaggio.


Titolo: Del primo amore
Autore: Manuel Sgarella
Editore: ODE Edizioni
Genere: Romanzo storico
Pagine: 380
Prezzo e-book: 2,99 €
Prezzo cartaceo: 12,99 €
Data di uscita: 1 aprile 2021

Voto: ⭐⭐⭐⭐⭐

Trama:

L'amore fra Giuditta e Vincenzo è un sentimento puro che resiste negli anni duri delle lotte per la conquista della libertà. In un'Europa post napoleonica, i due protagonisti vivono le medesime passioni di spirito che accenderanno il Romanticismo. È in questo sfondo storico che emerge, intensa e contrastata, la storia fra la cantante Giuditta Pasta e il compositore Vincenzo Bellini. Un amore intenso, ingabbiato, impossibile.



Recensione


Sono da sempre amante della musica classica e dell’opera lirica e quando ho scoperto la trama di Del primo amore ho immediatamente deciso di leggerlo.
Parlare della storia del bellissimo romanzo di Manuel Sgarella senza fare spoiler è impossibile, tuttavia proverò lo stesso a raccontarvi qualcosa.

Solo con il canto, sul palco, riusciva a tirare fuori quella spontaneità che sentiva essere sua. Cantando non si nascondeva, né si metteva in mostra. Semplicemente viveva.

Giuditta Negri è nata con un talento: ammaliare e far vibrare i sentimenti delle persone grazie alla sua voce ed è per merito dello zio Filippo se inizierà la sua carriera come cantante lirica.
Ed è proprio ai suoi esordi che la vita di Giuditta si incrocia con quella di un giovanissimo compositore: Vincenzo Bellini. Un primo incontro fugace che segnerà per sempre i loro destini.
Ma la vita riserva altre sorprese alla giovane Giuditta; costretta a sposare Giuseppe Pasta, deve rinunciare per sempre al vero amore e a seguire il suo cuore. Intrappolata in un matrimonio senza amore e che non le permette di essere libera, riesce a esprimere la vera se stessa solo quando è sul palco, quando finalmente può gettare la maschera e mostrare tutti i suoi sentimenti, sentirsi finalmente padrona del proprio destino. Nonostante tutto, Vincenzo Bellini continua ancora a far parte della sua vita attraverso lettere che Giuditta conserva gelosamente.
Il Bellini, dal canto suo, non ha mai smesso di cercare Giuditta in ogni donna incontrata, nonostante il tempo e la lontananza è sempre lei a guidare ogni suoi pensiero. Ma il loro è un amore impossibile nella realtà, solo nell’opera si possono incontrare e amare.
Il ragazzo si avvicinò, con quegli splendidi occhi verdi, tanto uguali e tanto diversi da quelli di Giuditta, che sembravano aver appena trovato un coraggio inatteso.
Il giovane le prese una mano e le consegnò un fiore, una gerbera rossa, bellissima e dal colore intenso. Viva come si voleva sentire Giuditta. Osservò il fiore. Lo accettò. Il ragazzo abbassò lo sguardo quando Giuditta sorrise.

Del primo amore è un romanzo molto intenso, tormentato, dove l’amore è il vero focus; un amore che spaventa per la sua impetuosità e che, nonostante tutto, rimane vivo fino alla fine.
L’opera di Manuel Sgarella ha una base storica molto forte, siamo negli anni dei moti rivoluzionari, nella ricerca di una nuova identità, di nuovi sentimenti che porteranno poi all’Unità d’Italia.
L’autore ha fatto un lavoro egregio nell’intrecciare le vicende di una giovane e piccola Italia con quella di personaggi realmente esistiti e che hanno fatto la storia dell’opera in Italia: Gioacchino Rossini, Vincenzo Bellini, Giuditta Pasta e Domenico Barbaja.
Seppur romanzati, è riuscito a descrivere ognuno di loro in modo molto vivido e autentico, creando una storia palpitante, struggente e molto dolce che ruota attorno all’amore: ricercato, rincorso, rinnegato ma capace di vivere e sopravvivere.
La figura di Giuditta Pasta è davvero particolare, abituata sin dalla tenera età a rientrare in quei comportamenti giusti agli occhi della società, su tutto spicca il suo amore per il bel canto, la sua vita che prende forma e consistenza sul palcoscenico, l’unico momento in cui può permettersi di essere veramente se stessa, di abbracciare quei sentimenti che, nella vita fuori dal teatro, è costretta a rinnegare. Intrappolata in un matrimonio che non desidera e senza amore, quello che può fare è custodire gelosamente le lettere appassionate e piene di amore che Vincenzo le scrive e continuare a cantare, tenendo segreto quell’amore impossibile eppure tanto vivo che prova per il giovane compositore. Il personaggio di Giuditta risulta vero e vivido in ogni sua sfumatura: il dolore, il tormento, la voglia di amare e, al tempo stesso, la paura di amare, di andare contro le regole. Vive una vita in gabbia, non sapendo mai quale sia il suo vero posto, da che parte stare. È impossibile non soffrire con lei e, a volte, arrabbiarsi con lei. Ho amato tantissimo il modo in cui sia riuscita a non soffocare i suoi sentimenti, lasciandoli volare liberi solo mentre canta, perché lei vive solo mentre è sul palco: è in grado di prendere decisioni, di subirne le conseguenze, di amare veramente.
La figura di Vincenzo Bellini è sublime, l’ho adorato dall’inizio alla fine. Lui è una sorta di punto fermo, una costante che fa sentire il suo peso e il suo amore fino alla fine. Mi ha appassionato e sconvolto al tempo stesso. Lui, al contrario di Giuditta, ama e dà voce a quel sentimento forte che prova senza timore, lo vive in modo totale, anche se sa che è irraggiungibile e irrealizzabile, non smette di ricorrerlo e fa di tutto per afferralo, per tenerlo stretto. E quando riesce a toccarlo, non puoi non sentirti trascinare dal sentimento stesso che lui prova, perché è così intenso da essere capace di arrivare in modo nitido anche al lettore.
Le lettere che scrive a Giuditta sono veramente favolose. Vincenzo non ha paura di seguire il suo sogno, di dargli forma e spessore, di lasciarlo libero di esprimersi.
Anche gli altri personaggi sono costruiti in modo molto chiaro e nitido, in particolare Clelia, la figlia di Giuditta, in grado di vivere intensamente come la madre non ha mai saputo fare.
«Vivi sul palco quello che non puoi vivere nella vita. Quando canti prendi decisioni, affronti di petto delle scelte di cui poi ti assumi le responsabilità. Gestisci una situazione con coscienza e fermezza. Nella tua vita, qui, ora, sei indecisa, debole, remissiva, non ti lasci trascinare dalle emozioni, dall’amore. Non lo rifiuti, l’amore, perché non lo cerchi. Non lo accetti perché quello che hai credi possa trasformarsi. Ma non è così, almeno non sempre. Invece sul palco sai che l’amore non si costruisce, ma nasce e cresce perché alimentato da due persone.»

Quando ho iniziato a leggere il romanzo non sono più riuscita a smettere, sono rimasta affascinata dalla storia, ho sofferto e sperato insieme a Giuditta, sperando che l’amore tra lei e Vincenzo potesse trovare finalmente una propria dimensione e una forma di espressione.
Il connubio artistico tra Giuditta Pasta e Vincenzo Bellini è esaltato in tutta la sua potenza, ed è grazie alle opere del compositore catanese che la soprano riesce a mettere in mostra tutte le sue doti e, allo stesso tempo, è grazie alla cantante che il Bellini trova la sua interprete ideale, capace di soddisfare tutto il suo estro creativo e la sua voglia di sperimentare. Lo stile di scrittura di Manuel Sgarella è fantastico: scorrevole, appassionato, capace di mettere in risalto le emozioni, di arrivare direttamente al cuore del lettore e di renderlo partecipe della storia.
Ho particolarmente apprezzato la sua cura storica, il modo in cui sia riuscito a collocare fatti reali a quelli romanzati, si vede che dietro al romanzo ci sono un lavoro di ricerca e una grandissima meticolosità.
Sullo sfondo ci sono, infatti, i moti rivoluzionari, la voglia di indipendenza, il tentativo di scrollarsi di dosso il giogo austriaco, di dare voce a una giovane Italia pronta a diventare indipendente.
Ho apprezzato tanto che l’autore abbia dato un piccolo spazio a una figura a cui io sono molto legata, quella di Ciro Menotti eroe romantico e patriota modenese – la scuola elementare che ho frequentato porta il suo nome e i suoi resti si trovano nella chiesa del paese in cui sono nata.
Ho apprezzato moltissimo anche la divisione in atti del romanzo, come se fosse veramente il libretto di un’opera lirica.
All’inizio di ogni atto l’autore consiglia cosa leggere, che quadri guardare e cosa ascoltare, e mi sono divertita tantissimo a seguire i suoi suggerimenti. Sono quei piccoli e grandi accorgimenti che rendono completo un romanzo, che lo esaltano e che gli danno quel quid in più.
La storia d’amore tra Vincenzo e Giuditta è fantastica nella sua sofferenza, durante la lettura non sono riuscita a trattenere le lacrime, a provare un grande senso di struggimento, una tristezza mista a speranza.
Sono contentissima di aver deciso di leggere il libro e ringrazio tantissimo Manuel Sgarella per aver creato a una storia intensa, a tratti dolorosa, impetuosa, e piena di amore.
Nessuno dei due proferì parola per quei lunghissimi istanti. Come se volessero godere fino in fondo una situazione attesa da tempo, mai rifiutata, ma sempre evitata. Per paura, per codardia, per destino.
Giuditta vide una mano di Vincenzo avvicinarsi alla sua. Lei non si mosse, l’attese. Voleva, desiderava il contatto. Aprì le dita della mano, distrattamente, come se non fosse una sua volontà. Le mani si incrociarono. Gli sguardi si toccarono. Il mondo si fermò.

Del primo amore è un romanzo che merita di essere letto, che va assaporato e vissuto, lasciatevi trasportare dalle sue note e lasciatevi coinvolgere dalla sua aria.
Ne consiglio la lettura a chi sia alla ricerca di una storia importante e toccante, che parla di coraggio, di voglia di essere liberi e di amore.
Buona lettura.

Voto



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