martedì 16 febbraio 2021

Review Party: “Un ago simile” di Annalisa Cesaretti


In questo post ho il piacere di parlarvi del bellissimo romanzo d’esordio di Annalisa Cesaretti, intitolato Un ago simile, pubblicato da Royal Books Edizioni lo scorso 11 febbraio.
Un libro che invita il lettore a riflettere e che parla di un argomento troppe volte sottovalutato: i diritti dei detenuti. Ringrazio sin da ora l’autrice per averci raccontato la storia di Marisol e Abel, per aver voluto condividere con noi un pensiero troppo spesso dimenticato.

Ringrazio la Royal Books Edizioni per la copia digitale del romanzo in omaggio.


Titolo: Un ago simile
Autore: Annalisa Cesaretti
Editore: Royal Books Edizioni
Genere: Contemporary Romance
Pagine: 323
Prezzo e-book: 2,99 €
Prezzo cartaceo: 15,00 €
Data di uscita: 11 febbraio 2021
Disonibile su Amazon (link di acquisto nel titolo)

Voto: ♕⭐⭐⭐⭐⭐♕

Trama:

Luigi e Marisol Porzi sono simili, ma non uguali.
Nelle loro vene scorre lo stesso sangue e insieme sostengono il peso di un cognome che in quel di Colmite, il paesino in cui vivono, è garanzia di guai. Ma la vera affinità che li lega è cucita lungo le battaglie che combattono in virtù di un solo credo: la tutela dei diritti dei detenuti. Dalla cella del Gebella in cui è recluso, Luigi sceglie la via della rivendicazione; mentre sulle pagine del Gazzettino di Colmite sua nipote conduce inchieste per portare allo scoperto le malefatte del direttore dell’istituto di pena.
Proprio a causa dell’ennesimo sopruso, le loro vite, prima inscindibili, si separano per sempre. A unirle ancora al di là del tempo e dello spazio, però, resta il sottile filo che gira attorno alle colpe di entrambi fino a imbastire la pelle di Marisol. E tira, si fa sentire, dal giorno del suo primo incontro con Abel, un giovane architetto finito dietro le sbarre per scontare gli errori della sua famiglia e uscito dal Gebella con la sola aspirazione di consegnare un messaggio alla nipote di Luigi Porzi. Entra nella serratura della fortezza in cui i due ragazzi hanno rinchiuso il passato e nelle loro mani diventa lo strumento con cui suturare le ferite dell’altro.
Quel filo, poi, si trasforma nell’unico canale di comunicazione tra gli abitanti del penitenziario e il resto della società; e passando attraverso le crune di aghi simili tenta di rappezzare il futuro di Marisol e di Abel con il logo del sogno di Luigi: un quotidiano di informazione dal e sul carcere redatto dai detenuti.



Recensione


Noi lettori siamo persone fortunate perché non solo abbiamo l’occasione di vivere innumerevoli avventure e conoscere personaggi straordinari, ma abbiamo anche il privilegio di avvicinarci a quelle storie che trattano argomenti di cui si parla sempre troppo poco.
Annalisa Cesaretti ha voluto condividere con noi la storia di Marisol e di suo nonno Luigi, un legame che nemmeno la detenzione è riuscita a spezzare.

Marisol vive a Colmite, un piccolo paesino nella Tuscia. Una realtà in cui tutti si conoscono e in questa realtà si trova anche il penitenziario Gebella dove il nonno di Marisol, Luigi, è rinchiuso. Nonno e nipote condividono qualcosa di intenso e profondo, un affetto cucito dalle battaglie che combattono, legate alla tutela dei diritti dei detenuti. Luigi combatte dietro le sbarre, dall’interno, mentre Marisol affonda i colpi attraverso le pagine del Gazzettino di Colmite, conducendo inchieste per denunciare i comportamenti del direttore del penitenziario. Dopo l’ennesimo sopruso le loro strade si separano per sempre, ma il filo che li legava non si è spezzato, è ancora lì. Inizia a vibrare con prepotenza quando Marisol conosce Abel, un giovane architetto finito dietro le sbarre per scontare colpe non sue. Inoltre Abel ha una lettera da consegnare a Marisol, in cui Luigi ha racchiuso un messaggio che solo la nipote sarebbe stata in grado di capire fino in fondo. Ed è in questo modo che la vita di Marisol e Abel si intreccia, unendo nel loro personale cammino anche quello di altri detenuti e il sogno che nonno Luigi aveva da sempre: un quotidiano di informazione dal e sul carcere redatto dai detenuti stessi.
Di certezze nella vita ne ho sempre avute poche, ma dubbi non ne ho quando penso che in ogni cella, prima di esserci un detenuto, c’è un uomo. E che nella maggior parte dei casi, malgrado gli errori, è umano. È un ago simile che, se non viene nascosto sotto un tappeto di paglia, può ricucire i suoi rapporti con la società.

Un ago simile è un romanzo di straordinaria potenza, che racchiude in sé tanti piccoli tesori, ognuno molto raro e prezioso. Una serie infinita di aghi e fili che si intrecciano, creando quella rete sociale che, troppo spesso, nella realtà di tutti i giorni, scopriamo essere carente. È un libro che vuole invitarci a non arrendersi, a continuare a combattere per la verità, anche quando il prezzo da pagare è molto alto.
Sono davvero molti gli aspetti che mi hanno colpito nel libro di Annalisa Cesaretti: innanzitutto l’argomento che è alla base della storia stessa, ovvero i diritti dei detenuti. Ricordo che quando frequentavo l’università di Scienze della Formazione di Bologna, nel mio corso di laurea per diventare Educatore professionale, ho conosciuto una ragazza che aveva svolto il tirocinio nel penitenziario di Modena. E mentre leggevo la storia di Marisol, continuavo a pensare alle parole che più volte quella ragazza mi aveva ripetuto: vivere dietro le sbarre per errori commessi o presunti tali, non vuol dire smettere improvvisamente di essere persone. Quante volte ci è capitato di sentir parlare del sovraffollamento delle carceri, quante volte abbiamo letto nei quotidiani articoli che parlavano del suicidio dei detenuti? L’ultima grande protesta che ha visto coinvolto anche il carcere di Modena, è stata quasi un anno fa, quando il Covid ha fatto irruzione nelle nostre vite.
La grande abilità dell’autrice è stata di parlarci di un argomento importante e attuale con grande tatto e sensibilità, attraverso due protagonisti meravigliosi e che lasciano il segno: Marisol e Abel. Mi sono veramente piaciuti tantissimo, soprattutto perché li ho trovati entrambi molto “veri”.
Marisol è una ragazza dai forti ideali, una giornalista in gamba, molto sveglia e attenta alla realtà che la circonda. È anche una giovane donna alle prese con i propri demoni personali. È stato davvero facile e immediato entrare in sintonia con lei, ho apprezzato tantissimo la sua caparbietà e la sua schiettezza.
Anche Abel è un personaggio bellissimo, ricco di sfaccettature e complessità. Scopriamo la sua storia pian piano, la vita gli ha insegnato a essere diffidente, ma è lampante che sia una persona molto buona. Anche lui, come Marisol, ha i propri demoni contro cui combattere, sensi di colpa con cui scendere a patti.
È molto emozionante vedere come i due protagonisti si aiutino a vicenda, anche in modo inconsapevole. Per andare avanti hanno bisogno di riappacificarsi con il passato e riprendere nuovamente a vivere. Per Abel, come ex detenuto, le cose sono più difficili, per fortuna c’è chi riesce a vedere anche oltre le apparenze. È bello vedere i muri che i due si sono costruiti attorno crollare, mattone dopo mattone. E il sentimento che nasce tra loro è così genuino da donare al lettore una grande serenità.
Che siano cocci, persone o situazioni, la tecnica di Marisol è sempre la stessa: li maneggia con cura fino a adattarli a nuovi scopi, a migliorarli.

Importantissimi e ottimamente caratterizzarti sono anche i personaggi secondari, mi sono affezionata proprio tanto ad Amir e Stefano, i due compagni di cella di Abel, e non posso non menzionare anche Antonio e Carlo. Una speciale menzione anche per Trippetta, il gatto di Marisol.
Lo stile di scrittura di Annalisa Cesaretti è stupendo: fluido, attento, curato. I momenti di maggiore intensità emotiva sono stemperati da altri in cui è davvero facile ritrovarsi a ridere. Certi momenti sono proprio divertenti e ho riso fino alle lacrime – grazie Amir. La narrazione è in prima persona e il Pov alternato facilita la connessione con i protagonisti. La trama è molto avvincente e seguire da vicino l’inchiesta portata avanti da Marisol, mi ha molto affascinato, anche perché a un certo punto è naturale domandarsi chi abbia voluto incastrare Abel e, soprattutto, per quale motivo.
Grazie a un buon ritmo narrativo, a una trama ricca di dettagli e spunti riflessivi, a una scrittura impeccabile e a dei personaggi meravigliosi ho finito di leggere il libro molto in fretta.
Nei ringraziamenti l’autrice cita Stefano Cucchi e con Stefano vorrei unire anche il ricordo di Federico Aldrovandi, il ragazzo di Ferrara morto dopo un “semplice” controllo. È importante non dimenticare tutti gli Stefano e i Federico che hanno perso la vita a causa di un sistema che andrebbe, come minimo, rivisto. E sono davvero contenta che Annalisa Cesaretti abbia deciso di scrivere una storia di questo tipo: forte, potente che fa sorridere, commuovere e, soprattutto, riflettere. Non era semplice affrontare un argomento di questa portata, ma lei c’è riuscita benissimo e condivido ogni suoi pensieri.
Un esordio bellissimo per un’autrice che ha davvero tanto talento e che spero di poter leggere presto.
Mi basta riuscire a incrociare i suoi occhi coloro grigio cadetto per entrare in una dimensione dove gli unici in alta definizione siamo noi due. Succede che da spettatrice divento di colpo protagonista della scena e mi sento a mio agio; anche se ci troviamo nella stanza di un pronto soccorso, nella sala colloqui di un carcere o in mezzo alla strada come in questo preciso momento.
Un ago simile è un libro che merita di essere letto, perché ci ricorda che anche i detenuti sono persone come noi, al di là dei loro sbagli e delle pene inflitte. Non voglio entrare in merito agli errori giudiziari dettati da indagini sommarie di cui si parla troppo poco, ma tralasciando anche questo particolare – che non è piccolo – bisogna sempre tenere a mente che anche i detenuti hanno dei diritti e che troppo di frequente la politica dimentica che in Italia il carcere è riabilitativo. Assolutamente consigliato, buona lettura.

Voto



1 commento:

  1. Che bello quando un libro ti entusiasma e lo si nota sempre nelle tue recensioni piene di emozioni come questa.
    Mi era proprio sfuggito questo titolo e sembra interessante anche se continuo a restare un po' titubante

    RispondiElimina